Lauren, preso il foglio, segnò il primo punto.
«Per prima cosa, dobbiamo fare in modo che la nostra causa risuoni in tutta la città. Molti non si uniscono per paura. Si adeguano alle loro tristi esistenze nella speranza di non finire nel mirino delle Aquile. A noi non resta che colpire dove queste si sentono al sicuro, nei loro nidi. Inizieremo attaccando le ville dei nobili e i luoghi di potere, municipio compreso. Noi ricopriremo il ruolo di Generali che guideranno e coordineranno le operazioni. Seyta, tu prenderai il gruppo che ti spetterà e muoverai verso il municipio. Keyla e Moher, colpirete rispettivamente Villa Taor e Villa Kjorg, per poi raggiungere rapidamente la Sede delle Aquile. Attaccherete con ciò che vi rimane lì e ripiegherete in piazza, dove darete fuoco a tutti i vessilli Klyneiamenn. Pej, col tuo gruppo assalterai Villa Hyge e Villa Prohun. Infine io e Iwon colpiremo al centro del potere. Mozzeremo subito la testa dell’Aquila. Il nostro sarà l’obbiettivo più ambizioso e per questo pericoloso. Villa Klyneiamenn verrà bruciata da cima a fondo. Cerchiamo di muoverci rapidi e silenziosi come spettri. Se possibile togliamo tutte le tracce del nostro passaggio. In compenso, in ogni luogo colpito e nei dintorni depositeremo i nostri trofei con questa lettera.»
Mostrò prima un topo morto, poi un pezzo di carta su cui era scritto:
“I Ratti di Magh’Dragar
non si fermeranno.
I potenti verranno uccisi,
così come lo saranno i
loro collaboratori.
E ora popolo mi riferisco a voi.
Se volete che si ritorni all’antico splendore
UNITEVI E COMBATTETE!”
Ma torniamo ora a quella sera. Tutti i fuggitivi ormai facenti parte dell’organizzazione avevano collaborato alla raccolta di materiali e la maggior parte si era unita ai gruppi di spedizione. Armati di tubi, bottiglie incendiarie e altre armi improvvisate, ogni guerriero aveva seguito il proprio Generale. Lauren e Iwon si presero il gruppo più folto, composto dai volontari più coraggiosi. Tutti i partecipanti erano coscienti dell’azione che stavano per compiere e per questo fremevano.
Tuttavia coloro che, per i motivi più disparati, rimasero nelle fogne furono incaricati di costruire repliche del JJKR-22. Qualcosa si stava muovendo e anche chi non faceva parte dei Ratti lo sapeva. Le incursioni delle Aquile iniziavano a estendersi nel centro ma non avevano trovato ancora nulla.
Utilizzando le fogne ognuno dei Generali si mosse verso i propri obbiettivi, diligentemente segnati in tutte le copie della mappa.
Arrivati al tombino prestabilito Lauren lo aprì e uscì, accovacciandocisi accanto.
«Wo, attendi il mio segnale e poi fa uscire tutti. Vado avanti in avanscoperta.» bisbigliò L.
Il tombino dava su una via cieca, nascosto da delle enormi casse. Questa sfociava direttamente di fronte al muro destro che cingeva i giardini di Villa Klyneiamenn. Passato qualche minuto Lauren si rifece viva.
«Forza, qui non dovrebbero esserci più pattuglie ma non perdiamo altro tempo!»
Iwon balzò fuori armato con un grosso tubo di ferro. Mentre Lauren si accertava che tutti uscissero, il giovane raggiunse il muro. Notò i corpi di due guardie in una pozza di sangue poco lontano. Attese che gli altri due demolitori, pure loro armati con pesanti pezzi di tubature, lo raggiunsero e poi iniziò a colpire con vigore il muro. Questo opponeva una strenua resistenza che tuttavia non bastò a bloccare i tre uomini. Adesso il problema era un altro però. Il rumore aveva risvegliato l’attenzione di molte delle guardie.
Prima di entrare Iwon recuperò spada e coltello da uno dei due cadaveri abbandonati sulla strada. L e Wo si trovarono quindi davanti alla voragine.
Alzate le armi al cielo gridarono: «Ratti, sciamate e combattete!»
Si fiondarono dentro, gridando come demoni. Un fiume di persone urlanti inondò il giardino prendendone rapidamente il controllo, mentre i primi scontri con le guardie si accesero.
Dapprima un sordo tonfo, poi il clangore che solo in battaglia molti anni prima aveva udito. Monn J. Klyneiamenn fu così svegliato nel bel mezzo della notte. Rapidamente si mise la vecchia armatura ormai stretta e uscì dalla stanza. Un’Aquila gli stava già correndo incontro, fermandosi di fronte ad una finestra a qualche passo da lui.
«Signore, Signore! Dei rivoltosi si sono introdotti nella Villa e hanno conquistato il giardino occidentale.»
«Avete già richiamato le pattuglie?»
«Se ne sta occ…»
Non fece in tempo a finire che una bottiglia sfondò la finestra e si schiantò sul muro, esplodendo. Il fuoco si aggrappò al muro e al povero soldato.
Il nobile spaventato non riusciva a far altro che fissare quel militare che si dimenava in preda alle fiamme, urlando in preda alla più crudele disperazione.
Un altro sopraggiunto da un secondo corridoio giunse accanto a Klyneiamenn.
«Conviene che vi mettiate in salvo. Qui ci penseremo noi o periremo nel tentare, ma se vuole fuggire deve andarsene ora.»
Monn, come risvegliatosi, iniziò a correre seguito dal soldato.
«Forza! Circondate la casa!» Lauren urlò.
Iwon sgozzò con un colpo preciso e pulito due guardie, per poi muoversi nel giardino posteriore. A coppie giungevano le Aquile. Il loro tentativo di sbarrare l’avanzata dei rivoltosi era a dir poco disperato. Ma quelle che non venivano raggiunte dalle bottiglie incendiarie venivano sbaragliate dalla superiorità numerica. Non solo, Iwon aveva mostrato una strana superiorità tecnica nel combattimento. Nonostante non avesse mai brandito una spada, infatti, sbaragliava senza fatica i poveri soldati che provavano a contrastarlo.
Non fu difficile per lui ricongiungersi con Lauren, appostatasi col suo gruppo di fronte all’entrata della villa.
Dal secondo piano degli arcieri iniziavano a scoccare sulla folla, mietendo vittime.
«Finalmente, non possiamo più attendere.» gridò Lauren guardando Iwon.
«Nessun superstite!» urlò infine Iwon, abbattendo con una potente spallata l’enorme porta.
Lauren notò fin da subito la follia negli occhi del bestione ma non poté fare nulla.
Una freccia gli passò a pochi centimetri dalla testa mentre un’altra si conficcò sulla porta ormai cadente.
Il fiume umano, non contenuto dalla pioggia di frecce, si riversò nell’enorme salone. Lo sbarramento che le guardie avevano disperatamente tentato di costruire non aveva retto sotto la furia dei ribelli. Nemmeno il muro di scudi posto di fronte alle scale era riuscito a bloccare quella sanguinosa avanzata.
Iwon abbatteva la spada con un’ira che mai aveva provato. Facendo schizzare sangue a destra e a manca si apriva la strada tra le affollate scale, schivando con una prontezza magistrale le frecce che giungevano dai piani superiori. I soldati che perivano crollavano sul pavimento con un tonfo metallico terrificante.
Lauren intanto aveva iniziato a espugnare le stanze al piano terra. Veloce e agile schizzava da un soldato all’altro con colpi precisi sul collo e sotto le ascelle. Come in una folle danza balzava nelle stanze calando i propri coltelli sui malcapitati. Non potevano nemmeno lasciare un lamento che già cadevano a terra, riversando sangue a fiotti sul pregiato pavimento.
Iwon veniva raggiunto solo poche volte dalle spade. Col cervello colmo di una tremenda furia era arrivato finalmente al primo piano. Le scale erano prese e gli arcieri rimasti vennero sterminati e sfregiati. Era una vera barbarie.
«È la guerra...» disse tra sé e sé Wo.
Gli ultimi soldati in rotta cercavano disperatamente di fuggire ma venivano bloccati immediatamente da altri rivoltosi, giunti seguendo corridoi paralleli. In questa tempesta di sangue e morte ben presto la Villa fu sotto il controllo dei ribelli.
«Recuperate le loro armi e fuggite, veloci!» disse Iwon, prima di incamminarsi al piano inferiore.
Ritrovò in una stanza Lauren inginocchiata dinnanzi a un cumulo di macerie. Era lì, immobile.
«La testa del toro era qui. È riuscito a fuggire all’ultimo il bastardo. Le guardie pur di salvarlo hanno fatto saltare l’entrata.»
Una lacrima stava per scenderle dal volto.
«Non ti preoccupare, ormai è fatta. Dobbiamo sbrigarci o altre Aquile arriveranno qui da noi.»
«Avremmo potuto concludere tutto Wo, lo capisci? Quanti altri moriranno per questo errore...»
«L, seguiremo il piano. Forza.» le sussurrò infine Iwon, mettendole una mano sulla spalla. Si guardarono negli occhi per poi sorridersi.
Lauren si alzò, pulendosi dalla polvere.
«Forza ragazzi! Prendete ciò che può essere utile alla causa e poi uscite.»
L'edificio si rivelò un vero tesoro per i ribelli. Solo qualche pattuglia ebbe l’ardore di affrontare i molti Ratti che ora occupavano Villa Klyneiamenn. Non c’è bisogno di dire che tutte vennero neutralizzate in poco tempo. Mentre la maggior parte del gruppo fuggì immediatamente portandosi dietro armi e legno, una decina di persone attese pazientemente che i due Generali uscissero.
Iwon e Lauren infatti controllarono che tutti i Ratti se ne fossero andati, prima di dare fuoco ai piani superiori.
Due rivoltosi consegnarono loro delle bottiglie incendiarie.
«Amici miei, oggi è il giorno che tutti ricorderanno come il Giorno dei Ratti. Siamo passati alla storia, fratelli miei. Pronti a lanciare.» disse L, per poi guardare Iwon.
«Ora!» esclamarono contemporaneamente.
L’enorme casa divampò e una fitta coltre di fumo raggiunse il cielo. Mentre guardavano la casa bruciare scoppiarono tutti in una sincera risata. Chissà da quanto ormai non si sentivano più così… liberi, potenti.
In pochissimo tempo avevano soverchiato le sorti e ne erano pienamente coscienti. Nonostante sapessero tutti quanti che ora sarebbe iniziato il periodo più difficile erano felici del risultato raggiunto.
«Dai, fuori tutti.» ordinò infine Lauren, lasciando il trofeo e la lettera al cancello.
Se ne andarono silenziosamente, invisibili come quando erano arrivati. Sbarrarono col legno raccolto l’apertura delle fogne e una loro parte. Una precauzione che li faceva stare decisamente più tranquilli.
Mentre la notte passava, man mano giunsero tutti i Generali al Rifugio L come prestabilito.
Avevano fatto delle rapide stime e, se messe a confronto con le guardie uccise, le perdite erano davvero esigue. Ma la cosa più importante era che tutti gli obbiettivi erano stati conquistati e dati poi alle fiamme.
«Municipio preso e messaggio lasciato. Pochissimi i feriti e ancor meno i morti.» disse Seyta.
«Situazione uguale per quanto riguarda Villa Kjorg e Taor e la Sede delle Aquile» continuò Keyla, guardando poi Iwon preoccupata.
«Villa Hyge e Prohun sono ridotte ormai in cenere. Nessun morto ma molti feriti. Per fortuna solo alcuni sono gravi.» disse Pej.
«Ottimo. Villa Klyneiamenn è stata fatta a pezzi in men che non si dica. Purtroppo la resistenza incontrata era molta, ma l’obbiettivo è raggiunto. C’è di male che non siamo riusciti a uccidere Monn, purtroppo.» proferì L.
Iwon era seduto a terra, col sangue che colava dalle ferite. Riusciva a malapena a resistere al bruciore ma era intenzionato a seguire comunque la riunione.
«Iwon, vai a farti controllare da Ehlya. Keyla ti accompagnerà. Noialtri invece controlleremo come va la costruzione dei JJKR-22. Se sono abbastanza potremmo pensare di fare l’ultimo scontro con le autorità già dopodomani.» disse Lauren.
Keyla e Iwon si incamminarono per il rifugio Ehlya. Mentre passavano di fianco alle altre persone vedevano nei loro volti la gioia della vittoria. Avevano ridato e forza agli emarginati della città. La speranza per un futuro migliore, ora, era più accesa che mai.
Nonostante alcuni fossero dispiaciuti per le perdite subite, infatti, tutti la vedevano come la vittoria schiacciante che avrebbe messo in ginocchio le Aquile. Quella sera a detta di molti i Ratti avevano mostrato alla città intera che il subire non era la sola strada verso un radioso futuro.
Ma a Keyla tutto questo poco interessava.
«Cosa hai fatto questa volta?»
«Ho combattuto fianco a fianco ai miei compagni, come tutti gli altri.»
Intanto, due che avevano fatto parte alla spedizione a Villa Klyneiamenn gli passarono a fianco, salutandolo.
«Furia di Dragar, è stato un onore far parte del tuo gruppo.» disse uno.
«È vero. La tua avanzata per le scale è stata fenomenale. Uno contro cento, quasi impossibile crederci! Con te al nostro fianco ogni scontro sarà vinto.»
Keyla lanciò uno sguardo terrificante a Wo che abbassò la testa dall’imbarazzo.
«Bene compagni, ora avvisate tutti gli altri che già dopodomani potremo combattere la battaglia decisiva.» rispose il ferito, tenendo sempre il volto basso.
I due con un cenno continuarono per la loro via.
«Uno contro cento, eh? Hai combattuto come tutti gli altri, vero?»
«Sai che tendono a esagerare…» sussurrò Iwon.
Arrivarono in infermeria. Come c’era da aspettarselo, era più affollata che mai. Molti tra i presenti si tenevano saldamente le ferite, cercando di trattenere il sangue con degli stracci recuperati chissà dove.
Ma non appena videro Iwon subito fecero un inchino.
«Iwon, Generale, è grazie a lei se ancora sono vivo. Non ho diritto a venire curato prima di lei, passi avanti.» disse l’ultimo della fila. Aveva il volto vissuto e pieno di rughe.
Tutti si fecero da parte ma Iwon rifiutò l’offerta.
«Non merito trattamenti di favore. Tutti noi siamo stati indispensabili.» riuscì a dire a denti stretti. Il dolore si faceva più forte ma non voleva darlo a vedere.
«Non fare l’idiota, Furia.» sopraggiunse Ehlya pulendosi le mani dal sangue.
«Fallo ragionare almeno tu!» continuò Keyla, guardando verso la donna.
«Veloce, sarà questione di qualche attimo. Potrà lasciarti qualche cicatrice ma almeno sarai a posto.»
Ehlya stese sul lettino Iwon che, preso da una strana e improvvisa stanchezza, si addormentò.
«Sveglia, te l’ho detto che non ci avresti messo tanto!» disse il medico scuotendo il giovane.
«Grazie mille Ehlya.»
«Figurati. Ormai il mio posto è qua. Le Aquile avranno già raggiunto l’ambulatorio e si saranno accorte della mia mancanza.»
Keyla abbassò la testa. A sentire quelle parole il senso di colpa iniziò a farsi strada nel suo cuore della ragazza. Questo malessere però venne subito bloccato dal medico.
«Sono io che ho deciso questo destino per me, quel giorno. Non rammaricarti delle scelte degli altri, Keyla. Come il futuro che tutti noi attendiamo non resta che sorprenderci di ciò che gli altri sono disposti a fare. E ora andate! Avrete faccende da sbrigare e io ho molti che mi attendono.»
I due giovani uscirono dall’infermeria per raggiungere il Rifugio Lauren.
Lì si addormentarono attendendo i loro compagni. Al suo risveglio, Iwon trovò il gruppo che confabulava su una mappa.
«Non ho ancora capito nulla del piano…» diceva Krammer.
«Ogni volta la stessa storia! È possibile che tu non capisca mai nulla?» lo rimproverava Seyta.
«La tua fortuna è che dobbiamo ripeterlo ad Iwon. Ma dopo questa basta!» aggiunse Keyla.
«Sveglia, Furia. Abbiamo un piano da attuare.» gli sorrise Lauren, guardandolo dritto negli occhi.
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