Questa fu la prima volta in cui sentii questa storia e da allora mi è capitato di raccontarla diverse volte. La sentii grazie Jill, fedele amico di Raghlin nonché compagno della carovana con cui viaggiavo un tempo.
Bernie
Eravamo vicino ad una città degli umani, Cavan’Morn, quando ci fermammo per la notte. Raghlin, il capo della carovana, preferiva sempre stare fuori dalla città. Diceva che se prendeva questa decisione era perché si fidava delle nostre capacità nel combattimento e qualche volta gli avevamo dimostrato quanto avesse ragione.
Comunque, eravamo accampati sulla sponda destra del fiume Cavan quando fummo raggiunti da un piccolo gruppo di mercenari. Sette od otto umani a cavallo, nascosti da neri cappucci e sciarpe per coprire il volto. Senza considerare il tipico tabarro di quelle zone, nero anch’esso, e poi spade, balestre e diavolerie d’ogni sorta.
Il capitano, Devon Fenrir, fu l’unico ad avvicinarsi, con le mani alzate.
«Siamo venuti in pace. Cerchiamo solo alcuni viveri e poi ce ne andiamo.».
«Prego, venga. Mentre un suo uomo si procura la merce, venga a sedere al fuoco con noi.».
Fece un cenno ad uno dei suoi per poi raggiungerci.
Contrattarono per un po' sul prezzo, quando poi un altro della compagnia chiese: «Dove state andando di bello?».
«Il capo, uno importante, ci ha pagati per trovare la Fonte Nera. Dice di essere riuscito a capire dove si trova, perciò manda noi. Ma, detto sinceramente, ritengo sia un credulone. Abbocca ad ogni cosa gli si dice. Probabilmente avrà sentito qualche storiella da un ciarlatano e avrà voluto indagare. Ma finché paga… Beh, è ora di andare. Lunga è la strada e poco il tempo che si ha per viverla, no?» disse Devon.
Il mercenario tornò in sella e insieme ai suoi compagni andò via in fretta.
Jill si sedette di fianco a me, ridacchiando: «Bah, che storia. Non so se è più pazzo chi gli ha dato questo incarico o loro che lo compiono.».
«Ma che cos’è questa Fonte Nera?» chiesi ingenuamente.
«Uff… una vecchia leggenda di queste parti.» rispose Raghlin sedendosi .
«Si dice che tanto tempo fa, su una montagna del Regno degli Uomini, vivesse un mostro. Grande come il più imponente degli alberi, distruttivo come la peggiore delle tempeste. Questi era il figlio di una strega… Come mai devono esserci sempre di mezzo le streghe io non lo capisco.» iniziò a raccontare con voce nasale il goblin.
Dopo una breve pausa riprese: «Infatti il figlio era diventato un mostro a causa di un incantesimo lanciato su di lei mentre era incinta. Si era innamorata di un facoltoso principe, che l’aveva rifiutata perché non abbastanza bella e con un figlio nel grembo. Questa fece sì che un incantesimo la rendesse la più bella delle donne e che le fece… come dire… “sgonfiare” la pancia. Quando, tuttavia, questa tornò alla corte per richiedere udienza al principe, scoprì che costui era partito per una guerra. Non sapeva che non avrebbe più fatto ritorno. Il suo parto fu tremendamente doloroso e dal suo grembo nacque “la bestia”.
«Questa bestia venne accudita su un’alta montagna, per venir poi lasciata a guardia del più prodigioso e unico dei suoi risultati magici, la Fonte Nera appunto.».
«Della Fonte Nera- Interruppe Raghlin- si dice che potesse creare qualsiasi cosa la propria inventrice chiedesse. Si parla di un liquido, nero come la notte senza Luna e impossibile da illuminare o far evaporare.»
Jill lo guardò male.
Poi il goblin riprese: «Esattamente. Comunque, dopo qualche anno abbandonò il figlio sulla montagna, mentre lei ritornò a casa. Ma, nonostante il tempo passasse, non poteva dimenticare il viso del suo amato. Dopo cinquant’anni di sofferenza in cui non lo poté dimenticare, ebbe un’idea. Voleva chiedere alla Fonte di creare una formula per risvegliare i morti. Poi sarebbe andata a cercare la tomba del defunto principe e lo avrebbe risvegliato dall’eterno sonno.
Si diresse alla montagna e la scalò ma si ritrovò davanti il peggiore degli ostacoli. La Bestia a causa della maledizione ricevuta era diventato immune alla magia e le sbarrò la strada. Gli era stato detto di proteggere la Fonte Nera da tutti e così fece. Pure la madre, creatrice sia della Fonte che della Bestia, venne fermata. La donna dovette ritirarsi, tornando con la coda fra le gambe a casa.
Per un altro secolo provò a creare diversi intrugli ma mai riuscì a completare la pozione con successo.
«Un giorno un soldato si smarrì nella foresta della strega, arrivando vicino a casa sua.
Stava per essere ucciso dalla bella strega quando lei lo vide in volto. La faccia, i capelli, tutto gli ricordava il defunto principe, perso da secoli nella fredda terra ma nonostante tutto rimasto nel suo cuore.
Lei subito si innamorò del soldato, accogliendolo in casa come fosse un Re atteso da tempo.
Lo corteggiò, era disposta a dare tutto per lui.
Ma lui aveva altri piani nella mente. Rifiutò il suo amore, nonostante apprezzasse la bellezza della donna, poiché voleva diventare il più forte guerriero esistente su Draidh. Lui puntava solo a quello e vedeva la strega come una distrazione dal suo cammino.
«Lei, non volendo perdere una seconda volta il proprio amore, promise di creargli un’arma magica in grado di sbaragliare i più forti degli avversari con un solo colpo. Se lei avesse mantenuto la propria parola, lui avrebbe accettato di sposarla. Lui, interessato, accettò.
Lei lo avvisò del figlio posto a protezione della Fonte Nera. Ma lo rassicurò dicendogli che con degli incantesimi gli avrebbe donato forza e protezione.
Si avviarono, viaggiando lungo valli e fiumi, colline e strapiombi. Dopo giorni di marcia arrivarono alla montagna.
Ad attenderli, come previsto, vi era l’enorme mostro.
«Il giovane soldato, rassicurato dalle magie della bellissima strega, affrontò coraggiosamente il guardiano della Fonte. Passarono sessanta giorni e sessanta notti a lottare incessantemente. Nonostante le magie della strega non avessero effetto su di lui, pure lei provò a distrarlo qualche volta.
Tuttavia, in un giorno di tempesta, il mostro sferrò un pugno così potente da rompere gli incantesimi di protezione della strega. Il soldato venne così schiacciato contro un masso e morì, solo e insoddisfatto.
Vedendo ciò che il figlio aveva fatto all’amato, la madre iniziò a disperarsi. Impazzì dal dolore, tenendo il corpo del giovane soldato fra le proprie braccia. Per altri quaranta giorni rimase ferma, a piangere. Poi prese la più difficile delle decisioni… uccidendosi.
«Vedendo il corpo della bellissima madre accasciato su quello dell’amato, il mostro si rese conto di ciò che aveva fatto. In preda ad una furia accecante iniziò a pestare il terreno. Terremoti scossero le terre vicine. La montagna, stanca di sopportare un tale peso e una tale distruzione attorno a se, fece crollare il mostro e la Fonte, sua protetta, in una caverna al centro della terra, per poi richiudersi sulla sua testa...».
Jill lanciò un po' di legna nel fuoco.
«Leggenda vuole che il mostro abbia urlato così tanto da erodere la caverna, scavandone una galleria. Dicono inoltre che, quando il vento sferza fra le cime delle montagne e la tempesta chiama, si può sentire l’urlo della Bestia.» concluse Raghlin.
Ricordo tutt’ora quella storia perché la sera stessa, in cui il vento si alzò rapidamente, mi sembrò di sentire tra le fronde degli alberi il grido del mostro. Ebbi l’impressione di sentire la voce del triste protettore della Fonte Nera.
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